La Storia del Castello di Cavagliano

Il Castello di Cavagliano ad oggi è composto da due anime distinte:

  • PARTE STORICA (CASTELLO MEDIEVALE),
    oggi in parte in rovina ma ancora visibile e carica di fascino;

  • PARTE RESTAURATA (PRENOTABILE PER EVENTI),
    un tempo probabilmente casa del custode o dependance nobiliare,
    che accoglie oggi eventi, matrimoni e incontri privati.

    Lo spazio rinnovato mantiene l’essenza del luogo originario, con le sue mura in mattoni, le travi a vista e l’atmosfera autentica di una dimora rurale storica, ma è stato adattato con gusto e semplicità per vivere nuove esperienze.

In seguito potete leggere la lunga storia del Castello di Cavagliano, che attraversa nove secoli di vicende, famiglie e trasformazioni architettoniche.

Dalle origini medievali

Le prime tracce documentate del Castello di Cavagliano risalgono al 1138, quando una pergamena cita la vendita di un terreno “ai Ronchi” per nove soldi di moneta milanese.
Pochi anni dopo, tra il 1140 e il 1151, il Conte Guido di Biandrate conferma i propri possedimenti nella zona di Cavallianum et Brenzago, mentre nel 1193 un atto del monastero di San Pietro di Lenta menziona esplicitamente il “castro Cavaliani”.

Il castello non fu mai proprietà esclusiva di una sola famiglia, ma una vera e propria “multiproprietà feudale”, divisa tra diversi signori locali. Alla fine del XIII secolo il dominio passò dai Biandrate al Comune di Novara, e successivamente alla famiglia Caccia, che rese Cavagliano una delle sue principali roccaforti.

Il periodo dei Caccia e le guerre del Trecento

Nel 1324 Paolo II Caccia e suo figlio Paganino I sono menzionati come signori del castello.
Durante le guerre tra il Marchese del Monferrato e i Visconti, Cavagliano fu l’unico castello della zona a non essere distrutto, sopravvivendo alle devastazioni del 1362.

Nel Quattrocento, tra guerre e debiti familiari, il feudo subì divisioni e passaggi di proprietà. Un documento del 1503 racconta di un saccheggio notturno che colpì la dimora di Francesco Caccia, con un elenco dettagliato degli oggetti trafugati: letti, abiti, stoviglie e persino corazze e catene da fuoco.

Il Cinquecento e la Signoria dei Caccia

Nel 1521, il marchese Opicino Caccia, detto il Bianco, si fregiava del titolo di “Principe di Cavagliano”.
Nel 1628, con la morte senza eredi di Ludovico III Caccia, il feudo passò alla Camera Ducale, che lo mise all’asta senza successo.
Furono infine i Cacciapiatti, subentrati ai Caccia, a trasformare il castello in una dimora signorile elegante e raffinata.
Nel Settecento un viaggiatore lo descrisse come “un castello bellissimo con cinque torri altissime”.

Tra restauri, decadenza e rinascita

Nel corso dei secoli, il castello subì numerosi adattamenti architettonici.
L’attuale struttura risale in gran parte alla seconda metà del XIV secolo, ma conserva interventi successivi:

  • Finestre in cotto decorate e affreschi con stemmi di famiglia (Caccia e Della Porta).

  • Rimaneggiamenti settecenteschi, con demolizioni interne e rifacimenti delle facciate.

Nel Novecento, una parte della proprietà passò a Ernesto Ravera, che nel 1973 fece realizzare una piscina semiolimpionica per i bambini della zona. Ravera, già campione italiano di nuoto nel 1937, intuì il valore sociale dello sport per la comunità rurale di Cavagliano.

Negli anni recenti, l’architetto Franco Passarello ha condotto studi e restauri mirati, restituendo al castello la sua bellezza originaria e la lettura architettonica delle tracce storiche emerse sotto gli intonaci.

Curiosità e memoria

Nel 1870, Cavagliano fu teatro del celebre “Delitto Avogadro”, che attirò l’attenzione sulla piccola comunità contadina.
Le descrizioni dell’epoca raccontano un paese povero ma autentico, fatto di case a corte e famiglie laboriose, immerso tra campi di grano e brughiera.

Le cronache locali, citate anche dal professor Giancarlo Andenna, ricordano le vicende legate alle guerre tra Francia e Milano, ai Lanzichenecchi e ai Sforza, che più volte toccarono anche il territorio novarese e Cavagliano.

Il Castello oggi

Oggi il Castello di Cavagliano conserva il fascino intatto delle sue origini nella sua parte restaurata:
un luogo di autenticità storica e armonia naturale, che accoglie eventi, matrimoni, celebrazioni e momenti speciali.
Un tempo roccaforte medievale, poi residenza signorile e ora spazio di incontro e cultura, il castello continua a raccontare — pietra dopo pietra — quasi nove secoli di storia.

Il Giardino-Parco:
l’eredità botanica dell’architetto Passarello

Accanto alla storia architettonica del Castello, c’è un altro elemento che negli anni ha contribuito a definirne l’identità: il giardino-parco progettato dal padre di Marta, l’architetto Passarello.

Il terreno che si affaccia sul lato interno dell’antico corpo di fabbrica conservava un tempo i resti della via che conduceva al Castello e un pendio coltivato a vigna. Con i primi interventi, furono rimossi arbusti e piante infestanti per restituire ordine allo spazio e definire le prime aree a prato e quelle alberate.

Negli anni ’70 iniziò l’impianto dei grandi alberi che oggi caratterizzano il paesaggio:
Liriodendri, faggi, aceri, magnolie, carpini, abeti e cotinus, scelti con cura e collocati per accompagnare la vista lungo l’antica via in acciottolato e la scarpata del pendio.

Col tempo, ciò che era un semplice giardino è diventato un vero e proprio parco botanico.
La continua ricerca di nuove specie (selezionate e testate dall’architetto Passarello in base a esposizione, clima e caratteristiche del terreno) ha trasformato l’area in un ambiente ricco, naturale e in continua evoluzione.

Non un giardino formale, ma uno spazio naturalistico, armonioso e spontaneo, dove varietà provenienti da diverse aree geografiche creano variazioni cromatiche stagionali di foglie, fiori e frutti.

Oggi il giardino-parco rappresenta una parte preziosa dell’identità del Castello:
un paesaggio vivo, nato dalla visione e dalla sensibilità di chi ha saputo leggere la natura e accompagnarla nel tempo.